Durante il primo anno di vita di un bambino prematuro, è molto frequente riscontrare l’insorgere di difficoltà legate all’alimentazione. Già durante lo svezzamento alcune aree di sensibilità del bambino prematuro posso influire negativamente sul suo naturale approccio al cibo.
Pur escludendo i prematuri affetti da specifiche patologie, circa la metà di loro manifesta difficoltà legate all’alimentazione. In particolare si tratta di eccessiva stanchezza per lo sforzo richiesto per il pasto, di difficoltà nel cogliere da parte dei genitori i segnali della fame, o di fastidi legati al frequente riflusso.
Spesso sono difficoltà temporanee che con pazienza e molta attenzione vengono superate nel primo anno di vita o poco dopo, ma altrettanto spesso si protraggono nel tempo e posso influenzano il rapporto che il bambino avrà con il cibo per parecchio tempo nella sua crescita.
E’ un tema su cui focalizzare l’attenzione e sul quale prepararsi adeguatamente fin da quando il bambino viene portato a casa per poter coglierne per tempo eventuali segnali di rischio.
Il coordinamento della suzione con la respirazione e la deglutizione sono difficoltà da superare con l’aiuto di esperti già in ospedale, in particolare per quei bambini che hanno avuto una lunga ospedalizzazione o una scarsa autonomia respiratoria o ancora che sono stati nutriti per tante settimane con tubo gastrico.
Per questi bambini, nonostante possano imparare ad alimentarsi con il biberon o addirittura dal seno materno, lo svezzamento e l’alimentazione completa sono un traguardo altrettanto difficile da raggiungere nell’arco di pochi mesi. Sono bambini cui l’ospedalizzazione ha fatto “dimenticare” quell’innato istinto di suzione della nascita, la predisposizione al gusto dolciastro del latte materno e il senso di fame che li spinge naturalmente a farsi capire quando necessitano cibo.
Tutto il vissuto ospedaliero si può ripercuotere sulla sua capacità di accettare positivamente l’esperienza del cibo, a causa di un’eccessiva ipersensibilità tattile sviluppata nella zona della bocca, cui si può aggiungere anche un leggero ritardo nello sviluppo della muscolatura interessata, come lingua e mandibole, per non parlare del fastidio causato dall’acidità del frequente riflusso che può alterare la percezione del gusto.
Il tema dell’alimentazione è inoltre molto delicato per i genitori che fin dall’ospedale hanno imparato a controllare la crescita del proprio bambino come traguardo quotidiano verso l’obiettivo di “recuperare” nei confronti dei suoi coetanei, con precisi riferimenti a valutazioni di curve di crescita e percentili.
Non c’è dubbio che, in questo contesto, un bambino prematuro con difficoltà nell’alimentazione è fonte di forte preoccupazione per i genitori, che per questo possono trasmettergli messaggi negativi, pur involontariamente, peggiorando il processo di avvicinamento al cibo.
Una volta a casa, quindi, un bambino che non presenta gravi patologie alle dimissioni, ha un altro grande obiettivo: l’alimentazione, forse a quel punto l’aspetto più importante da seguire.