Ogni giorno conta

Oggi sappiamo che c’è il 25% di possibilità di avere per la seconda volta una nascita pretermine. Ignara, stavo per entrare a far parte di quel 25%.
E’ stato tutto completamente diverso. Rompere le acque a 22 settimane, non lascia molte speranze, anzi a questa età gestazionale i numeri non danno proprio alcuna speranza.
Mi stavo preparando al dolore più grande che una madre possa provare, in una stanza fredda e vuota, con la vista forse un po’ confusa nella percezione delle immagini, tipico dopo un’anestesia, ma con i sentimenti chiarissimi.
Tutto era nero. Poi entrò un’infermiera che mi disse le parole più importanti che potessi sentire: devi crederci tu, solo tu, nessun’altro per te e questa è l’unica cosa che puoi fare per il piccolo che porti dentro. Nei mesi seguenti la cercai molte volte, ma non riuscii mai più a contattarla per farle capire quanto le sue parole avessero fatto la differenza. Era incinta anche lei.
Dopo un po’ di interventi e tentativi non troppo fortunati, finalmente qualcosa va bene e conquisto un letto in una stanza dell’ospedale. Significava che potevo iniziare a sperare di passare la notte e tenere il piccolo (o la piccola) ancora un po’. Potevo iniziare a sperare.
Ci ero già passata tre anni prima, e questo da un lato mi aiutava, ma dall’altro mi ricordava che ero troppo lontana dal traguardo delle 27 settimane della prima volta, oltre un mese prima. Passavano le ore e i giorni e mi avvicinavo al momento più difficile: il confine delle 24 settimane. Da lì in poi mi avrebbero somministrato il celestone per i suoi polmoni e allora le sue aspettative di vita finalmente sarebbero state scarse, ma ci sarebbero state.
Chiamavo spesso il mio dottore americano che mi aveva assistito al parto la prima volta, ma non mi dava molte speranze, pur essendo una mia cara amica, era pur sempre un dottore, quindi mi riportava alla dura realtà. Cercava di darmi coraggio: devi sperare di arrivare alla 26ma.
Ma io quasi non volevo arrivare a varcare quel confine delle 24 settimane, da lì in poi avrei dovuto sperare ancora per la sua salute, per il suo futuro; i dubbi e le paure sarebbero diventati ancora più violenti. Il mio più grande desiderio era quello di potergli offrire un futuro sereno al pari di tutti gli altri bambini.
Ogni giorno conta. Questa è la lezione più importante che mi porto nell’anima. Ogni mattina mi svegliavano con un prelievo e qualche altra noia, ma io ero felice. Avevo messo “in pancia” 24 ore in più. A poco a poco la stanza 14 divenne la stanza del miracolo e io che non avevo mai visto il corridoio mi sentivo un di quei carcerati che mettono le x sul calendario; l’unica differenza stava nel fatto che loro avevano come traguardo una data certa, io no, ogni giorno poteva essere quello buono.
Seguivo la sua crescita in base all’età gestazionale, mi dava forza, mi sembrava di costruire qualcosa insieme ogni giorno, un mattoncino in più. Quando arrivai a 27 settimane, festeggiai e con me festeggiarono tutti i medici e le infermiere, ormai ero dentro da oltre un mese.
Era stato molto duro quel mese, giornate belle e giornate brutte, molto brutte. Da quel momento tutto sembrò in discesa, ero proprio convinta di potercela fare.
Alla 30ma settimana, chiesi di poter essere dimessa, per raggiungere la mia bambina di tre anni che mi aspettava a casa, a quel punto mi sembrava di essere fuori pericolo rispetto a quanto passato, ma presto capii che stavo sbagliando. Pensavo che i medici me lo impedissero per una questione di responsabilità, ma avevano ragione loro, era pericoloso per il piccolo.
Avrei dovuto aspettare ancora un mese. Iniziai ad alzarmi dal letto, non potevo uscire dalla stanza, ma pranzare al tavolo si, fare piccole cose che normalmente si danno per scontate, ma che quando non le si hanno più ci si accorge che sono preziose, come fare una bella doccia o mettersi la crema sul pancione.
A 34 settimane avevamo programmato un bel taglio cesareo. Avevamo scelto martedì 22 giugno 2010.
Era una “lei”, Giulia, pronta alle dimissioni prima della mamma.

Commenta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Articoli collegati

© 2012 perprimi.it - Disclaimer - Privacy
perprimi.it fornisce informazioni indipendenti sul tema della prematurità. Tutti i contenuti sono pubblicati per informare gli utenti e non sostituiscono il consulto del medico, la diagnosi e il trattamento specialistico. Per maggiori informazioni consulta le Condizioni Generali.