I bambini prematuri sono quei neonati che vengono alla luce prima del completamento della 37ma settimana di gestazione. I prematuri si classificano in base all’età gestazionale alla nascita, perché in base a questo hanno raggiunto uno sviluppo alla nascita sostanzialmente differente e a questo sono legate patologie e aspettative di sopravvivenza radicalmente differenti. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità si distinguono quindi tre gradi di prematurità:
- prematurità leggera per i nati dalla 32ma alla 37ma settimana, che sono l’84,3%
- prematurità media dalla 28ma alla 32ma settimana, che sono il 10,4%
- prematurità grave per i nati prima delle 28 settimane, che sono il 5,2%
Questa distinzione è fondamentale perché le probabilità di sopravvivenza sono radicalmente differenti tra un gruppo di prematuri e l’altro e la severità delle patologie e la stessa possibilità di superarle è molto diversa tra un gruppo e l’altro. Nella fascia dei gravi prematuri il tasso di sopravvivenza è molto basso (a 24 settimane si parla di circa un 20%) e quando anche uno di questi bambini riesce a vincere la sua lotta per la vita spesso porta con se dei segni permanenti legati ad un ritardo nello sviluppo.
Oggi si fa una distinzione anche tra neonato prematuro e neonato sottopeso. Fino a poco tempo fa invece si definiva prematuro un bambino nato al di sotto dei 2,5 kg di peso indipendentemente dalla sua età gestazionale. Attualmente con l’evolversi della scienza medica e con una maggiore attenzione alle cause della prematurità, si distingue la nascita di un bambino sotto peso a causa di un ritardo nella crescita intrauterina (circa un terzo delle nascite di prematuri) dalla nascita di un bambino pretermine, ovvero prima del completamento della gravidanza, ma con un peso e sviluppo regolare per la sua età gestazionale.
Questa distinzione è importante poiché i neonati sottopeso per la loro età gestazionale hanno incontrato difficoltà o impossibilità a svilupparsi nella vita intrauterina a causa di fattori che possono riguardare direttamente il feto, come anomalie cromosomiche, la presenza di più feti o di infezioni intrauterine (rosolia, sifilide, infezioni placentari), oppure da fattori relativi alla salute materna, come la gestosi, ipertensione, malattie cardiache o polmonari, malnutrizione o assunzione di sostanze tossiche durante il periodo della gravidanza quali farmaci, alcool e fumo. I nati pretermine, invece, hanno avuto uno sviluppo intrauterino regolare fino al momento in cui un fattore scatenante ne ha causato la nascita improvvisa. In questi casi la crescita del feto non ha subito interruzioni o interferenze fino a quel momento. Le cause di queste nascite premature sono da ricercare nell’impossibilità dell’utero di trattenere oltre il feto, ad esempio nei casi di placenta previa o di un suo distacco, di rottura delle membrane o di incontinenza della cervice. In questi casi è l’utero stesso che segnala l’esigenza di espellere il feto dando spontaneamente inizio al travaglio.