Il mio miracolo

Autore: Lara

Tutto inizia a 30 settimane, dopo una gravidanza affatto facile, passata in continuo riposo a causa di distacco placentare e di altri problemi. A 30 settimane vado in bagno e compare l’incubo sangue, con dolori forti al basso ventre. Abito a San Benedetto del Tronto (Marche) e l’ospedale è a 5 minuti di auto, subito mi ricoverano e vorrebbero mandarmi al Salesi, l’Eccellenza delle Marche per Neonatologia e Pediatria, perché ho il collo dell’utero accorciato, mi fanno subito il bentelan per i polmoni e mi attaccano flebo di vasosuprina, reagisco bene e dopo 5 giorni di ospedale mi rimandano a casa, continuando a prendere le medicine. Il mio bambino però cresce poco, quindi vengo inviata comunque dal mio ginecologo di fiducia all’ospedale ‘Salesi’ di Ancona, tra i migliori in Italia insieme al Gaslini di Genova, al Bambin Gesù di Roma. Da quel momento è un fare avanti e indietro ospedale-casa-ospedale, finché decidono di ricoverarmi a oltranza fino al parto. La mia dpp è il 10 settembre, ma qualcosa non quadra e decidono di fissarmi il taglio cesareo il 10 agosto, perché mio figlio è podalico. Il 25 luglio devono interrompermi la vasosuprina, perché ho mi dicono che non è bene prenderlo più di un tot di tempo, la sera del 26 inizio a sentire le contrazioni, e dalla visita risulto dilatata, inizio a perdere sangue e muco, sta partendo il sacco. Mi portano in sala operatoria di urgenza in piena notte, mio marito è a casa, perché prima del parto gli uomini non li fanno restare, c’è mia mamma con me, ma per l’agitazione si sente male. Io mi sento male, la ginecologa e le ostetriche non capiscono perché, sto per conoscere il mio bambino, ma non voglio fare la mamma da dietro un vetro. Alle 4.16 del 27 luglio, a 7 mesi e mezzo esatti nasce Giovanni Paolo, pesa 1.816 kg ed è lungo 42 cm. Vedo arrivare un’incubatrice e sono consapevole che è per lui. Ho tempo per un bacio da lontano, una carezza rubata, e i suoi occhi nei miei. E’ mio marito a vederlo per primo, io potrò vederlo solo 14 ore dopo. 35 lunghissimi giorni di ospedale, poi finalmente mio figlio nasce di nuovo, quando lo portiamo a casa e da quel momento provo anche la grande gioia di allattarlo al mio seno, non devo più tirarlo e darglielo col biberon. La tin è un mondo quasi magico, dove in un secondo sei amica di tutti gli altri genitori come se li conoscessi da una vita. Grazie agli infermieri, alle infermiere, a tutti i dottori e ai compagni di un viaggio che non avresti voluto fare, ma una volta fatto con il lieto fine sei più matura e apprezzi tante cose che prima non capivi.

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