Il papà di un prematuro

E se fosse il papà a sentirsi svenire quando entra in terapia intensiva alla vista del suo piccolo neonato prematuro? Niente di più normale. Se non fosse che gli stereotipi della nostra società conferiscono al padre il grande senso di responsabilità di essere il più forte in famiglia e di costituire il punto di riferimento per la moglie/compagna e per il figli. E questo gli viene richiesto soprattutto nei momenti più difficili.

Chi frequenta i Reparti di Terapia Intensiva Neonatale non è raro che veda una coppia di genitori vicino ad un’incubatrice intenti ad osservare il proprio neonato: la madre con gli occhi pieni di emozioni e il padre che la cinge con un braccio come per sorreggerla e farle coraggio. Ma quanti di questi papà si sentono anch’essi una morsa al cuore e hanno gli occhi che a stento trattengono le lacrime, soffocando d’istinto un’emozione fortissima?

Nulla nella vita può preparare adeguatamente un padre all’improvvisa nascita di un figlio prematuro.

Mi ha molto colpito il racconto letto di un padre di tre gemelli nati gravemente prematuri quando ero negli Stati Uniti. Lui era un ufficiale dell’esercito e aveva partecipato a missioni in guerra in Iraq al seguito delle quali aveva ricevuto delle onorificenze.  Tuttavia, sosteneva di non aver mai provato tanta paura come nei suoi giorni in Terapia Intensiva, i più difficili della sua vita, e che piuttosto avrebbe rivissuto i momenti più duri delle sue missioni pur di non dover vivere mai l’esperienza della sofferenza delle sue tre piccole bimbe.

Chiunque stia vivendo o abbia vissuto l’esperienza della nascita di un prematuro, sa che si provano sensazioni come senso di smarrimento e dolore perché la nascita del proprio bambino non è avvenuta nella maniera prevista, forte preoccupazione e senso di responsabilità verso la moglie o compagna che ha bisogno di supporto sia emotivo che pratico, ma anche verso il neonato e verso gli altri eventuali figli a casa, insicurezza sul futuro del proprio bambino, stress dovuto alle molteplici richieste che provengono da più parti, forte desiderio di padroneggiare nel modo migliore tutto quanto questa nuova situazione comporta.

La reazione emotiva più tipica nell’immediato è convogliare tutte le energie per affrontare questa forte situazione, per evitare di esserne sopraffatti . Così nelle prime ore e nei primi giorni se un padre agisce come “superuomo” perché affronta tutto quanto gli accade senza sosta, in assenza di sonno, cercando di essere presente ovunque, in ospedale, a casa, in ufficio, è proprio perché la reagisce e lotta per la sopravvivenza sua e della sua famiglia. E questo perché essere padre significa essere responsabile della propria famiglia e tenere le proprie emozioni  sotto controllo. Paradossalmente, proprio per questa innata capacità i primi momenti dopo la nascita potrebbero essere persino i più facili. In seguito, quando lo stato di emergenza iniziale viene meno, e comincia a realizzare l’accaduto e le sue possibili conseguenze sulla famiglia, allora lì le forti emozioni possono emergere.

Ma una delle prove più dure per il neopapà di un prematuro, è che si trova ad avere nello stesso momento le due persone a lui più care insieme in ospedale: moglie e neonato.  Spesse volte infatti non è solamente il neonato che necessita di cure, ma anche la mamma a seguito di un parto difficile o dopo un lungo ricovero, può non essere in grado nei primi giorni di recarsi a fare visita alla Terapia Intensiva. In questa situazione il papà è il solo ad essere fisicamente in salute, e questo lo porta a dividersi fra la TIN e il reparto di maternità dove è ricoverata la moglie. Il neopapà vede e ascolta tutto per poi riferirlo alla neomamma, diventa quindi i suoi occhi e le sue orecchie, fa qualche foto per farle conoscere il bimbo e le riferisce la situazione clinica. Alla sera, quando lascia l’ospedale e torna a casa, è solo, oppure si trova a dover accudire i figli più grandi. Un bambino di 3 o 6 anni potrebbe non comprendere la situazione e interpretare l’assenza della mamma e le attenzioni verso il nuovo fratellino come abbandono, il neopapà quindi deve cercare di farsi carico delle sue emozioni e della sua salute psicologica. Questo, ovviamente, si somma alle preoccupazioni che riguardano lo stato psicologico anche della neomamma che ha bisogno di supporto e comprensione.

Terrore,  paura, dolore, sensazione di impotenza, percezione offuscata della realtà e senso di distacco, sono frequenti nei genitori di prematuri. E’ normale. Se un padre non è presente al parto, che in questi casi capita all’improvviso, se non riesce da avere il contatto quotidiano con le infermiere e con i medici della TIN, o se non ha la possibilità di passare a trovare spesso il proprio piccolo, può capitare che si verifichino dei problemi di attaccamento al piccolo. Talvolta è proprio il padre che sceglie di non trascorrere troppe ore in TIN perché crede, erroneamente, che la sua presenza non sia necessaria, forse perché sembra un ruolo già coperto dalla mamma.

E’ naturale nei primi giorni cercare di rispondere alle necessità di tutti, compreso fornire le informazioni aggiornate a tutti coloro che sono preoccupati per la salute e il futuro del piccolo. Amici, parenti, colleghi, che partecipano con affetto, vogliono sapere ed essere aggiornati sullo sviluppo del bambino, e la salute della mamma e spetta al papà spiegare ogni cosa o decidere di non farlo, o farlo parzialmente. Così nelle prime ore e nei primi giorni il neopapà agisce come “superuomo” perché affronta tutto quanto gli accade senza sosta, in assenza di sonno, cercando di essere presente ovunque, in ospedale, a casa, in ufficio, perché reagisce quasi per sopravvivere e lotta per non essere sopraffatto. Essere padre, significa tenere le proprie emozioni  sotto controllo.

Come si fa a rispondere al meglio alle necessità della famiglia?

Alcuni spunti di riflessione:

  1. Mettere al primo posto la relazione con la propria compagna. E’ una prova difficile che può rinsaldare il rapporto, ma anche stressarlo fino al punto di renderlo molto fragile. Essere emotivamente vicino e di supporto alla neomamma è importante per il suo equilibrio psicologico da cui dipende la serenità per un dialogo costante con il piccolo, la capacità di allattare e di imparare a curare il piccolo. Piccoli gesti come portala fuori a cena o fare una giornata all’aria aperta insieme lontani dai suoni e dalle luci della TIN, può essere un’occasione per ritrovarsi, riflettere e ripartire più positivi. Tanto il piccolo è al sicuro, nel posto migliore.
  2. Attenzione ad agire da “superuomo” nei primi giorni perché il percorso può essere molto lungo e a giorni belli potranno seguire giorni molto difficili e qui la forza sarà indispensabile e potrà essere necessario essere forte per due. Una lunga ospedalizzazione è una maratona non uno scatto di velocità. Oltretutto, quando il bimbo viene finalmente a casa, stravolge completamente i ritmi familiari
  3. Quando si avvicina la data delle dimissioni è necessario, infatti, prepararsi adeguatamente con un  preventivo riposo, perché poi sarà tutto a carico della famiglia. Distrarsi per qualche ora, soprattutto se il ricovero è stato lungo, è fondamentale per entrambi. Probabilmente la neomamma non lo vuole fare per dei sensi di colpa, ma il neopapà dovrebbe provarci
  4. Trascurarsi a lungo per rispondere a tutte le esigenze cercando di trattenere o mettere da parte le proprie, potrebbe voler dire non essere pronti ad affrontare eventuali difficoltà in seguito. Non appena la situazione lo permette cercare di prendersi cura di se stessi con un pizzico di egoismo: una birra con amici, una partita di pallone, una cena con il miglior amico. Ma anche parlare delle proprie emozioni e preoccupazioni alla compagna, non è un divieto, nessuno vi può capire più di lei
  5. Stabilire un contatto fisico con il proprio bimbo in TIN, parlargli o persino fare la Canguroterapia, non sono prerogative solo della mamma. Il neonato ha bisogno di sentire ancora la voce del suo papà e posarselo sul petto è un’emozione indescrivibile che rinsalda la relazione e da forza ad entrambi.

Una Risposta a “Il papà di un prematuro”

  1. Eliana scrive:

    Mia figlia é nata 640 grami a nemmeno sei mesi …potrete trovare la sua storia digitando su you tube Il miracolo di Virginia ….é su face book esiste un gruppo grazie al quale aiutiamo i bambini guerrieri ….cercateci INSIEME PER IL GASLINI GLI AMICI DI VIRGINIA MARIALINDA SCAZZOLA PS MIO MARITO É STATO UN GRANDE ….❤❤❤

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